Sul podio a Ferrara per celebrare l’anniversario
Ferrara – Festa grande a «Ferrara Musica» per i dieci anni tondi tondi della Chamber Orchestra of Europe. Passerella per due dei migliori solisti, mostruosamente bravi: il clarinettista Richard Hosford nel capolavoro dei capolavori per il suo strumento, il Concerto K. 622 di Mozart, e l’oboista Douglas Boyd in un pezzo pirotecnico di Hummel, Introduzione, tema e variazioni Op. 102. E giro d’onore per tutta l’orchestra, ancora con Mozart (Sei danze tedesche K. 571 e la Sinfonia in La maggiore K. 201) e una trascinante esecuzione del Bel Danubio blu. Entusiasmo alle stelle nello sfolgorante Teatro Comunale, gremito come se sul podio ci fosse stato Abbado, e gran felicità per una serata genuina di musica e di simpatia. Da ultimo, l’impressione che «Ferrara Musica», nata due anni fa per ospitare periodicamente l’attività italiana dell’orchestra, sia diventata una realtà matura e più incisiva nei confronti sia del pubblico che di se stessa.
Vero è che quando si ha da fare con un complesso di questa qualità, qualità che fra l’altro non cambia nonostante l’avvicendarsi di alcuni strumentisti – quest’anno uno spiegamento massiccio di elementi femminili, come mai prima, e bravissimi -, i conti non possono non tornare. La Chamber è un’orchestra unica nel suo genere: di un’efficienza tecnica strepitosa, granitica e insieme flessibile, capace di esprimere una varietà di suono straordinaria. Ma soprattutto è uno strumento nato per fare musica: una macchina in sé perfetta che sa adattarsi prodigiosamente ai direttori con cui collabora. Anche quest’anno il ciclo di primavera, inaugurato da Andras Schiff in veste di direttore e di solista, offre i suoi buoni motivi di interesse. Anzitutto nei programmi. I quali, sfiorando l’inesorabile appuntamento mozartiano, si concentrano poi sulle scuole nazionali slave e nordiche (domani Accardo suonerà il Concerto per violino di Sibelius), con una digressione niente affatto fuori tema su Britten.
Musiche non scontate e bellissime, a cui si aggiungono concerti da camera che l’orchestra stessa è in grado di produrre con i suoi gruppi scelti: altra ragione della sua qualità.
Per il concerto dell’anniversario la Chamber presentava un direttore a noi sconosciuto dal vivo, che dovremmo rammaricarci di non aver scoperto prima: Alexander Schneider. Tanto più che non è il solito giovane d’assalto, ma un arzillo vecchietto di ottantatré anni, violinista un tempo del mitico Quartetto di Budapest. Ascoltarlo, è stato come rivivere quei tempi in cui gli interpreti davano autenticamente e naturalmente del tu alla musica dei sommi, per investitura diretta. Anche Mozart, quello pieno di trovate e di sorprese delle Danze tedesche e della esuberante Sinfonia giovanile, è apparso rigenerato, riconsegnato alla sua forza inventiva e al suo calore espressivo originale, cordialmente amichevole e comunicativo. Il Mozart che amiamo, che infiamma e arricchisce sempre quando non sia costretto a negarsi da inopportune e fastidiose controfigure di interpreti. Ma qui non era il caso.
«Ferrara Musica» al Teatro Comunale di Ferrara (prossimi concerti domani, il 24 e 26 maggio)
da “”Il Giornale””