Per raccontar la musica

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Dall’antichità classica al ‘500

A chi si rivolge la nuova Storia della musica (primo volume: Dal-l’antichità classica al Cinquecento) di Claudio Casini? La domanda non è superflua. Il considerevole sviluppo dell’editoria di argomento musicale del nostro Paese è da mettersi in relazione con il generale aumento dell’interesse del pubblico che frequenta la musica, ma si trova ancora nella condizione di dover procedere per tentativi. Soprattutto nella formazione di una cultura musicale dì base. I1 successo di piccoli editori che pubblicano solo libri di genere musicale, come la Edt di Torino, e di collane settoriali come quelle della Mondadori e della Rusconi, che puntano ancora principalmente sulle monografie, è tanto maggiore quanto più riesce a individuare fasce determinate di pubblico sul terreno concreto dei grandi temi e dei massimi autori: si spiega così che due lavori di carattere diversissimo come ii Bach di Piero Buscaroli e il Frau Musika di Alberto Basso, usciti in concomitanza per il tricentenario bachiano, abbiano sfondato senza escludersi a vicenda.

La perdurante, criminale proscrizione dell’insegnamento storico della musica dagli ordinamenti scolastici (e non meglio vanno le cose nei Conservatori, fermi a concezioni e programmi antiquati) rende tuttavia problematico l’inserimento per così dire istituzionale della musica nell’orbita della cultura e non offre quelle basi che altre discipline, come la letteratura, le arti figurative o la scienza possiedono da sempre.

Mentre la musicologia è intenta a rewcuperare ritardi atavici per darsi una credibilità almeno operativa, la diffusione più ampia della conoscenza musicale, anche sotto il profilo storico, si scontra con le difficoltà obiettive di tutti coloro, e sono la maggioranza, per i quali il linguaggio e le forme della musica sono ancora soprattutto un oscuro oggeto del desiderio.

Pur figurando nella corporazione degli accademici, Claudio Casini è uno dei pochi a cui non manchi il coraggio di uscire allo scoperto per gettare un ponte fra scienza della musica e divulgazione. E la nuova, solitaria impresa della Storia della musica lo dimostra. A chi si rivolge dunque? Con che metodo, e quali intenti? La materia del primo volume, che spazia dall’antichità classica al Cinquecento, circoscrive un periodo unitario nel quale la musica non ha ancora raggiunto completamente quell’autonomia strutturale ed estetica che verrà conquistata nell’epoca moderna, con la piena fioritura della musica strumentale e del sistema armonico-tonale. Nel mondo antico la musica era strettamente connessa alla poesia e alla danza e ne dipendeva in forte misura sotto l’aspetto formale; pur mantenendo, all’interno di una concezione globale delle arti, un proprio ruolo eccellente, non di rado sfuggente.

Il consolidamento e l’espansione del canto gregoriano nel Medioevo ribadiscono questa gerarchia, che vede ora nella musica una funzione del culto, necessario complemento della parola, e dunque un’espressione essenzialmente vocale, monodica; solo con la elaborazione di una polifonia di densità e mole più estesa le maglie si allenteranno e, dopo l’esperienza fiammeggiante del Quattrocento, la tecnica compositiva fondata sul contrappunto si emanciperà definitivamente secondo leggi individuali sino a toccare, nel Cinquecento, l’equilibrio di proporzioni classiche. Nel frattempo, lo sviluppo di una musica profana sempre più tesa a differenziare i rapporti con il testo poetico e a dilatare i propri spazi espressivi arricchirà la sensibilità e la concretezza del linguaggio musicale, preparando la conquista di una nuova dimensione rappresentativa (intimamente poetica nel madrigale) e spettacolare.

Nel trattare questa materia, Casini opta per una esposizione sintetica di teorie, fatti e personaggi, facendo precedere ogni parte da un breve sommario di inquadramento storico e muovendosi poi lungo due direttive principali: indicare le connessioni della musica con le arti, le idee, gli eventi e le situazioni storiche da un lato; individuare i momenti cruciali delle trasformazioni linguistiche e delle stabilizzazioni dei «generi», anche attraverso gli autori, dall’altro. Casini dà per scontato che il lettore possegga i requisiti di carattere fondamentale, letterario, filosofico e artistico, per cogliere il riflesso della musica nella cultura di un’epoca sulla base delle proprie conoscenze: ed è una scelta probabilmente inevitabile. Più delicato si fa il problema quando questi riferimenti vengono a mancare e balzano in primo piano aspetti di teoria, di linguaggio e di forme musicali, come per esempio la teoria dei modi, la notazione mensurale o il contrappunto fiammingo. Qui Casini, forse nella preoccupazione di apparire scolastico, taglia corto, anche se non manca di essere informativo e, nei limiti di questa scelta, sinteticamente chiaro.

Fare la storia di un’arte (in questo caso della musica) non significa soltanto occuparsi di avvenimenti, personaggi, teorie, poetiche, tendenze, committenze, costume, trasformazioni politiche e sociali, e quant’altro ancora, ma anche confrontarsi con prodotti concreti: in questo caso le opere musicali. Quest’ovvia considerazione non è affatto tale per la musica, sia per la natura speciale di quest’arte (legata alla contingenza dell’esecuzione viva, sempre diversa e sempre nuova), sia nella situazione che ci riguarda, per l’analfabetismo che condiziona il nostro bisogno di musica. Più che mai ciò è vero in rapporto a epoche così remote come quelle di cui qui ci occupiamo, le cui opere sono divenute di rarissimo e problematico ascolto. Rinunciando del tutto ad offrire esempi musicali, Casini rimanda a un breve elenco di composizioni indispensabili per unaconoscenza di base, sotto forma di guida all’ascolto al termine di ogni serie di capitoli: decisione pragmatica e senz’altro utile, che tuttavia rischia di rendere evanescente l’aggancio fra la storia e i suoi contenuti più concreti, le sue fonti.

Rispetto ad altre, recenti storie della musica collettive, affidate a singoli specialisti, il lavoro di Casini ha il vantaggio di una maggiore omogeneità di scrittura (per lo più in uno stile sobrio e stringato) e di un piano espositivo unitariamente concepito. Anche se l’intervento critico è convenientemente misurato, non mancano capitoli nei quali Casini approfondisce il respiro di una interpretazione personale.

Resterebbe da rispondere alla domanda iniziale, a chi sì rivolge questa nuova Storia della musica. Forse, pescando nel mucchio, a tutti quelli che vogliono saperne di più e che, dalla sua lettura, saranno indotti a farlo, senza partire da zero.

 

Claudio Casini, Storia della musica (Dall’antichità classica al Cinquecento), Rusconi, pp. 412, lire 35.000

da “”Il Giornale””

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