I Berliner hanno battezzato con la «Nona» di Mahler la nuova sala a Torino
Auditorio imponente e acustica da perlezionare. Esecuzione formidabile per un pubblico di vip con l’Avvocato in prima fila
Torino – Trionfo, d’accordo. Stimoli eccitanti, ma anche riflessioni e sensazioni contrastanti dal concerto dei Berliner Philhannoniker diretti da Claudio Abbado per l’inaugurazione festosissima della nuova sala del Lingotto. La cronaca della serata registra un entusiasmo acceso, già al principio nei discorsi di prammatica . Assente “”giustificato”” il Presidente della Repubblica, tutta l’attenzione era per la famiglia Agnelli schierata al gran completo, con l’Avvocato al centro: la sua entrata, a esecuzione già iniziata, ha suscitato mormorii di intesa nell’eccellentissimo pubblico di invitati. Poi tutti concentrati sulla musica, la monumentale Nona Sinfonia di Gustav Mahler, scelta da Abbado per il battesimo della prima, vera sala da concerti italiana.
Che è un enorme, fascinoso parallelepipedo rivestito in legno massiccio, modulabile a seconda delle esigenze. Acusticamente però non tutto è parso già perfetto. Una certa asprezza del suono, secco più che morbido, analitico più che sintetico, risultava al primo ascolto, almeno nella seconda metà del lungo ambiente. Un po’ sacrificate le risonanze gravi, mentre quelle acute sono valorizzate in modo limpido e caldo. Permaneva l’impressione di una qualità del suono ricca di potenzialità ma non pienamente amalgamata in una rotondità timbricamente fusa.
Quanto all’esecuzione, Abbado ha proposto una visione di Mahler più decantata rispetto alle sue precedenti, meno sbilanciata verso il versante della dissoluzione del linguaggio. Questa Nona si attesta su posizioni di teso, assoluto rilievo, lavorando però anche in profondità, di cesello. L’orchestra è una macchina formidabile, di ammirabile efficienza, ma evidentemente si trova ancora in una fase di assestamento tra il vecchio e il nuovo: dai cieli è discesa sulla terra, e sta cercando la sua identità, appassionatamente.
da “”La Voce””